1 – I nostri modi di vedere Cristo
L’affermazione di Pietro (Mc 8,27-33)
I positivisti dei secoli scorsi pensavano che l’intelletto umano fosse come una macchina fotografica. Si apre una lente e il mondo esterno imprime la sua immagine sulle nostre membrane cerebrali. E’ un meccanismo perfetto. La psicologia moderna, al contrario, conferma l’antica esperienza secondo cui le conoscenze e le opinioni non sono automatiche. L’uomo se le crea da solo. Già san Tommaso d’Aquino lo esprimeva così: “L’uomo conosce e giudica a seconda di come lui stesso è”. Da ciò che abbiamo visto scegliamo solo quello che ci serve. Questa scelta poi si fa a seconda degli stati d’animo, dei desideri, degli interessi. Anche le impressioni che si ricavano da una passeggiata sono soggettive: ognuno ha visto le cose in maniera differente. Questo vale ancor di più nel giudizio sulle persone e soprattutto, senza dubbio, nelle questioni religiose.
I primi discepoli videro Cristo con i loro stessi occhi. E cosa videro? Videro un uomo interessante. Ma riconobbero che era Dio? Fitte moltitudini di persone lo osservavano, contemplavano i suoi miracoli, ma solo Pietro riconobbe che era il Figlio di Dio. Come mai una differenza di giudizio tanto grande? Il fatto è che ognuno si raffigura Cristo a modo suo: quando egli appare a un uomo così com’è, gli impone di cambiar vita. Ma la maggior parte delle persone ne hanno paura, e così preferiscono cambiare l’immagine di Cristo a loro piacimento.
Alcuni ebrei pensavano che Giovanni il Battista fosse Gesù. La predicazione di Giovanni sulle rive del Giordano aveva un grande successo, cosa di cui si può dare anche una spiegazione psicologica. Gli ebrei vivevano in attesa di grandi cambiamenti; tutt’a un tratto apparve un uomo di Dio che assicurava loro che queste cose si sarebbero presto realizzate. La gente ama chi annuncia queste cose, perché spesso nella società si manifesta un sentimento di stanchezza per lo stato delle cose e tutti concordano nel sospirare: “Così non si può più andare avanti! Qualcosa deve succedere!” Tuti, però, sono d’accordo che questo cambiamento debba avvenire nella società, nel governo, nell’economia. Si dimentica facilmente ciò che predicava Giovanni il Battista: “Convertitevi” (Mt 3,2), cioè cambiate prima voi stessi! Lo stesso copione si ripete ancor oggi: gli uomini si aspettano da Cristo, dalla Chiesa, dalla religione, dalle personalità forti un nuovo ordine mondiale, un governo nuovo e migliore, nuove possibilità economiche. Trascurano, però, che questo cambiamento debba iniziare da loro stessi, dal loro interno. E’ proprio il cristianesimo a essere pieno di ottimismo in questo senso: non aspetta che sia il mondo a cambiare, ma crede che siamo noi stessi a cambiarlo.
In inglese c’è un detto caustico: “La donna è esattamente come parla delle altre”. A parte il sarcasmo, è una fresa che esprime un’esperienza umana profonda che vale per tutti, e cioè che spesso noi pensiamo di conoscere le persone attorni a noi in maniera oggettiva. In realtà, proiettiamo su dio loro noi stessi, i nostri segreti desideri interiori, le nostre inclinazioni, le nostre ferite. Le persone sensuali vedono gli altri in maniera sensuale, i venali in maniera venale. Questo vale ancor di più per l’opinione che le persone hanno di Cristo e del suo corpo mistico, la Chiesa.
Ma chi cerca veramente Dio lo trova anche negli altri, perché tutti sono immagine di Dio e figli di Dio. Le nostre opinioni sulle persone che ci circondano, allora, sono giuste solo se al tempo stesso cerchiamo in loro ciò che è divino. Solo in quel caso l’incontro con loro ci benedirà veramente e ci porterà la pace interiore. Perché il cuore umano cerca Dio ed è irrequieto fino a che non lo trova. (sant’Agostino)