La Chiesa e il suo volto

L’organizzazione della Chiesa e la sua missione
In questi tempi in cui la Chiesa si interroga su come abitare oggi la storia e il mondo annunciando il Vangelo di Gesù come Parola capace di plasmare una società fondata sulla sua
Pasqua, sulla giustizia e sulla pace che nascono da una fraternità universale accolta, riconosciuta e attuata, ci si ritrova molte volte a parlare di come organizzare la Chiesa, di come rinnovarla in chiave sinodale…
Tutti questi discorsi “organizzativi” potrebbero portare qualcuno a pensare che si tratti la Chiesa semplicemente come una qualunque azienda che, in tempo di crisi, ristruttura e
rende più efficiente l’utilizzo delle risorse così da mantenere o addirittura migliorare i servizi offerti.
Per la Chiesa però, non è così. Quando nella Chiesa si parla di “organizzarsi” non è mai, o non dovrebbe esserlo, per migliorare dei “servizi”, ma sempre per essere più fedele al mandato ricevuto dal Signore di evangelizzare tutte le nazioni ed essere segno del Regno, popolo di Dio in cammino nella storia, lievito nella pasta, sale e luce del mondo camminando con umiltà accanto ad ogni donna e ogni uomo, condividendone le sofferenze e le gioie.
Nella “organizzazione” della Chiesa si riflette il modo con cui essa si interpreta e le modalità con cui vuole proporsi al “mondo”. Una Chiesa che si riconosce chiamata alla sinodalità come via privilegiata di fedeltà al Vangelo e al mandato missionario ricevuto vuole allora rendere tutto questo concreto attraverso un suo strutturarsi che sia veramente sinodale.
Questo stile percorre le vie del riconoscimento del valore del sacramento del Battesimo e dunque del ruolo decisivo di tutti: laici, religiosi e ministri ordinati. Tutti chiamati ad essere collaboratori del Vangelo nella docilità allo Spirito e nel servizio all’umanità.
Una Chiesa che sceglie la sinodalità è allora una Chiesa dove ciascuno è sollecitato ed aiutato a vivere fino in fondo la sua vocazione nella corresponsabilità, nel rispetto e valorizzazione
della vocazione altrui come molte membra che agiscono armonicamente insieme dietro a Cristo Capo come bene ci ricorda s. Paolo nelle sue lettere.
Questa corresponsabilità spinge inoltre a non avere “uomini soli al comando”, ma piccoli gruppi dove alcuni fedeli condividono la responsabilità di un particolare settore della vita della comunità e vivono questo loro servizio in comunione con tutta la comunità locale, ossia nel solco tracciato dal Consiglio Pastorale della comunità.
In questo orizzonte ampio e ricco si inserisce la scelta del nostro Consiglio pastorale di comunità pastorale di istituire alcune commissioni (liturgica, familiare, parrocchiale) perché ci aiutino a vivere e manifestare il volto di una Chiesa sinodale.
I membri di queste commissioni non saranno gli “unici” incaricati di un dato servizio alla comunità, ma saranno chiamati a sostenere e accompagnare il servizio di altri, coinvolgendo altre persone che si sentono chiamate a contribuire per un servizio nella comunità.
Non si tratta dunque di una scelta “per svolgere meglio dei servizi e offrire prestazioni migliori”, ma di una scelta che vorrebbe aiutarci ad assumere un particolare volto di Chiesa: quello di popolo di Dio in cammino nella storia, che, fedele al suo Signore, si mette al servizio del Vangelo e lascia che la forma stessa del suo abitare la storia, sia annuncio di Vangelo, sia segno di quella fraternità universale che Gesù ha vissuto e ci ha mostrato nella sua vita in Galilea e nella sua Pasqua e che ha affidato a noi perché facciamo lo stesso nell’attesa della sua venuta.
Con fiducia entriamo in questo nuovo cammino che la Chiesa universale e diocesana hanno riconosciuto come autentica via di evangelizzazione nel nostro mondo e chiediamo allo Spirito di esserci sempre guida e sostegno.
Buon cammino a tutti nel Signore.
don Emilio
